Roma - 01/12/2011
Il Presidente Giorgio Napolitano al termine della presentazione del libro "Una e Indivisibile. Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia", risponde alle domande di alcuni studenti
Roma, 01/12/2011
La memoria condivisa può continuare a costituire, ora che i festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia volgono al termine, uno strumento ideale per comprendere e affrontare le difficoltà del tempo che stiamo vivendo?
Ma questa è la vera scommessa. E credo che possa essere il merito delle celebrazioni saper riconoscere quello che ci è comune come eredità storica e come responsabilità.
Grande partecipazione, ma non sono mancate anche polemiche e divisioni sui festeggiamenti del 150°. Qual è il rapporto tra gli italiani e la memoria del passato della nostra nazione? Esiste un'idea condivisa di nazione? Insomma, che cosa significa essere italiani oggi?
La domanda è un po' grossa. Comunque per quello che riguarda riserve o dissensi sono stati solo una parte minima di quello che poteva esserci o poteva prevedersi, perché ho trovato dappertutto, anche in luoghi in cui si pensava che ci potesse essere meno consenso e meno partecipazione, un'adesione effettivamente eccezionale. Nel Nord come nel Sud. Che cosa significa oggi essere italiani? Penso che significhi essenzialmente capire che dobbiamo produrre un nuovo grande sforzo collettivo sul piano morale, sociale, politico per superare la crisi che è grave ma che dobbiamo riuscire a vincere.
Quali sono dal suo punto di vista i nodi che legano la memoria autobiografica, quella che ognuno di noi costruisce nel privato, e la memoria collettiva, che nasce invece da un processo di condivisione sociale?
Nasce da un processo di condivisone sociale ma anche da una somma di memorie, che sono memorie famigliari, memorie di storia locale. Questo è stato molto bello nel corso delle celebrazioni del 150°: si sono rievocate appartenenze che magari qualcuno aveva rimosso. Quando sono andato a Varese il Sindaco mi ha detto che un suo bisnonno era stato garibaldino, evidentemente ce l'aveva nel profondo della coscienza: le celebrazioni oggi hanno risvegliato tutto questo.
Si può dire quindi che gli italiani amano ancora l'Italia?
Io non avrei alcun dubbio: ciascuno l'ama a modo suo. Ma, insomma, credo che pochi scambierebbero l'Italia con un altro paese come patria.
Ma questa è la vera scommessa. E credo che possa essere il merito delle celebrazioni saper riconoscere quello che ci è comune come eredità storica e come responsabilità.
Grande partecipazione, ma non sono mancate anche polemiche e divisioni sui festeggiamenti del 150°. Qual è il rapporto tra gli italiani e la memoria del passato della nostra nazione? Esiste un'idea condivisa di nazione? Insomma, che cosa significa essere italiani oggi?
La domanda è un po' grossa. Comunque per quello che riguarda riserve o dissensi sono stati solo una parte minima di quello che poteva esserci o poteva prevedersi, perché ho trovato dappertutto, anche in luoghi in cui si pensava che ci potesse essere meno consenso e meno partecipazione, un'adesione effettivamente eccezionale. Nel Nord come nel Sud. Che cosa significa oggi essere italiani? Penso che significhi essenzialmente capire che dobbiamo produrre un nuovo grande sforzo collettivo sul piano morale, sociale, politico per superare la crisi che è grave ma che dobbiamo riuscire a vincere.
Quali sono dal suo punto di vista i nodi che legano la memoria autobiografica, quella che ognuno di noi costruisce nel privato, e la memoria collettiva, che nasce invece da un processo di condivisione sociale?
Nasce da un processo di condivisone sociale ma anche da una somma di memorie, che sono memorie famigliari, memorie di storia locale. Questo è stato molto bello nel corso delle celebrazioni del 150°: si sono rievocate appartenenze che magari qualcuno aveva rimosso. Quando sono andato a Varese il Sindaco mi ha detto che un suo bisnonno era stato garibaldino, evidentemente ce l'aveva nel profondo della coscienza: le celebrazioni oggi hanno risvegliato tutto questo.
Si può dire quindi che gli italiani amano ancora l'Italia?
Io non avrei alcun dubbio: ciascuno l'ama a modo suo. Ma, insomma, credo che pochi scambierebbero l'Italia con un altro paese come patria.
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