sabato 23 giugno 2012

Non c'è giustizia sociale senza protezione dell'ambiente

Au Sommet de RIO+20, la CSI appelle tous ses affiliés à se mobiliser en faveur d’un monde plus équitable, plus juste et durable.
Photo : http://alter-echos.org/

Il documento finale di Rio + 20 non ci fa deviare dal modello ineguale e distruttivo dell'ambiente

Rio de Janeiro, 20 giugno 2012 (ITUC OnLine): Il movimento operaio internazionale è andato a Rio per presentare una serie di richieste specifiche e un ordine del giorno che integra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, vale a dire il supporto per un piano di protezione sociale, posti di lavoro verdi e decenti oltre una tassa sulle transazioni finanziarie.

Riconosciamo che la Dichiarazione di Rio + 20, che sarà presentata ai leader mondiali, contiene alcune delle principali esigenze del movimento operaio, compresi i diritti umani e del lavoro, protezione sociale per l'eradicazione della povertà, il lavoro dignitoso al centro delle politiche per la creazione di posti di lavoro, la promozione di posti di lavoro verdi e il ruolo dei sindacati.

I sindacati sono, tuttavia, amaramente delusi dal fatto che i governi non hanno sostenuto o affrontato altre questioni importanti né stabilito misure concertate atte a integrare il programma sociale, ambientale ed economico di cui ha bisogno il mondo intero.

La Dichiarazione non comporta alcun impegno per azioni concrete, di "misure di esecuzione" su tutte le questioni. Abbiamo bisogno di impegni concreti di investimenti nella creazione di posti di lavoro per il futuro e di solidi programmi in materia di protezione sociale, nonché di impegni globali nella gestione dei nostri beni comuni mondiali.

La Dichiarazione presentata oggi non soddisfa le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile. E ' in regresso rispetto alla  tutela dell'ambiente e dei diritti riproduttivi delle donne. Il suo contenuto non porta alcun cambiamento reale quanto all'attuale modello economico, che notoriamente si basa sullo sfruttamento delle risorse naturali e sulla disuguaglianza. Il Rio + 20 ha perso l'occasione per garantire l'integrazione di ecologia, equità ed economia, e un'azione concertata a livello internazionale.

Nonostante alcuni elementi positivi, la Dichiarazione di Rio + 20 non modifica la traiettoria del modello attuale. I sindacati coinvolti nel processo non hanno visto i governi  legare strettamente l’agenda sociale a l'agenda ambientale. Ad esempio, i disastri naturali renderannno impossibile garantire la protezione sociale universale. La mancanza di nuovi impegni di investimento nelle energie rinnovabili, i trasporti o l’efficienza energetica, non risolverà la crisi della disoccupazione. Nessun impegno a fonti innovative globali del reddito , che potrebbe essere generato da una tassa sulle transazioni finanziarie, annulla una reale capacità di finanziare azioni per lo sviluppo sostenibile.

La dichiarazione non fa scattare nessuna dinamica in merito alla necessità di regolamentazione e di governanza globale, illustra invece la riluttanza dei governi ad assumere impegni nuovi o a rafforzare un quadro vincolante per le decisioni ambientali, che sarebbe stato possibile attraverso una agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente.
Nel corso della Assemblea sindacale prima del Vertice, 66 sindacati nazionali di 56 paesi hanno stabilito un programma d'azione per il futuro. Prima di andare a Rio, sapevamo che il Rio + 20 non avrebbe mai salvato il mondo. Ma abbiamo sperato che i governi fossero capaci di mostrare più ambizione e cogliere l'opportunità di raggiungere un accordo internazionale sul modo di procedere. I sindacati si sono impegnati a svolgere il loro ruolo per lo sviluppo sostenibile a tutti i livelli, nei nostri luoghi di lavoro, nelle nostre comunità, nelle nostre trattative con i datori di lavoro e con il nostro voto.


traduzione di G. Di Bernardo per Istituto Fernando Santi
testo originale in francese: http://www.ituc-csi.org/rio-20-declaration-de-la-csi.html?lang=fr

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