"Uno spettro si aggira per l'Europa: il Populismo. Cosa sia di preciso nessuno lo ha capito".
Lo si può leggere in un saggio apparso su sinistrainrete.info.
E' questo l'incipit del testo nel quale dopo un lungo periplo tra i populismi veri o presunti, di America Latina, e di Europa si manifesta la totale sfiducia in tutte le "presunte forze della rappresentanza politica" italiane cui si imputa "un grande patto di punto fisso (punto fijo)" mirato a lasciare intatti i vincoli alla economia nazionale, europei o, se vogliamo, dei cosiddetti "mercati,", anche in presenza di una possibile alternanza nel governo del paese.
"A meno che - è questa la chiusa del saggio - un populista non demagogico e magari collettivo, non emerga dal fango melmoso in cui siamo caduti, a rappresentare la massa dei riottosi e dei non votanti (circa il 40%) e a rinverdire il principio costituzionale (populista) secondo cui la sovranità, tuttavia, appartiene al popolo e che la Repubblica è, tuttavia, fondata sul lavoro". E' davvero possibile che, a pochi mesi dalle prossime elezioni, ci sia una persona, "populista non demagogico" o un"populista non demagogico magari collettivo", inteso come forze organizzate in grado di far nascere una nuova forza politica (potremmo dire, principe collettivo, piuttosto che populista collettivo), con l'apporto sostanziale di tutti coloro che, riconoscendosi e facendosi rappresentare da una guida personale e carismatica, con motivazioni di destra e di sinistra vorrebbero astenersi dal voto.
Un accadimento del genere , stando all'auspicio dell'articolo, sarebbe in grado di "rinverdire" il principio costituzionale secondo il quale la sovranità è del popolo (che però, e bene ricordarlo, è sovrano se la esercita in un sistema pluralistico e di separazione dei poteri).
Rino Giuliani vicepresidente dell'Istituto Fernando Santi
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