In una lettera resa nota oggi, 18 dicembre, i sei presidenti di Comites ed i tre componenti del CGIE brasiliani hanno inviato una lettera indirizzata a tutte le forze politiche dettagliando le molte buone ragioni che motivano ulteriormente, se mai ce ne fosse bisogno, la necessità per l'Italia di mantenere attivo il consolato di Recife. Da diversi giorni indiscrezioni diffuse che giravano fra governo e parlamento, segnalavano come risultato delle dure prese di posizione degli eletti all'estero la decisione politica di dare lo stop alla destrutturazione burocratica della rete consolare.
Domani, forse, dopo alcune anticipazioni di dettaglio avvenute ieri, la notizia sarà ufficiale. E' comprensibile che ognuno di color che si sono battuti per raggiungere questo risultato, “blanco signando lapillo” voglia attribuirsene il merito. Il merito va , io credo, sopratutto all'azione collettiva svolta in parlamento ed in specie ai due comitati, di Camera e di Senato, per gli italiani nel mondo che hanno fatto squadra, evitando che prevalessero gli interventi in ordine sparso ma privilegiando una azione solidale, condivisa, in grado di raccogliere la forte motivazione e la spinta venuta dalle nostre comunità direttamente e attraverso gli eletti delle specifiche aree della Circoscrizione Estero. Lo hanno fatto a viso aperto minacciando, come è avvenuto al senato, di riconsiderare il proprio consenso e la propria fiducia al governo e non certo con il cappello in mano.
E' stato questa la risultante di una mobilitazione ad es, in Australia per Brisbane e per Adelaide, in Germania per Saarbrücken, in Brasile per Recife ed in Uruguay per Montevideo, in America del sud. Per questi due ultimi consolati, in specie, i parlamentari Porta e Longo sono ripetutamente intervenuti con dichiarazioni, prese di posizione, interventi, particolarmente riguardanti il consolato di Recife attesa la sua collocazione geografica e per l'importanza dell'area ai fini delle strategie italiane di politica economica ed industriale.
Nell'area consolare di Recife, nei nove Stati interessati, una parte significativa della comunità italiana (ed una comunità attiva di imprenditori, presenti al suo interno), si è mossa in modo adeguato a fronte del tentativo di imporre burocraticamente la chiusura di un consolato strategico per gli interessi italiani e per gli italodiscendenti brasiliani dell'area. Il loro impegno è stato anche l'impegno di tutti i parlamentari eletti a l'estero, espresso in una posizione comune, condivisa mirata a bloccare un processo di dissoluzione della rete consolare, mirato a “far cassa”.Ci vogliono politiche programmate del governo e non decisioni prese sotto l'urgenza del momento. Una presenza attiva nel NE del Brasile è strategica per gli investimenti dell'Italia.
Il governo deve ora rivedere con il parlamento il modo come la rete diplomatica dovrà essere riorientata. Ma questa è una fase nuova da affrontare.
Rino Giuliani vicepresidente della CNE
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