Dal 9 ottobre, e fino a
domenica 19 prossimo sarà possibile presentare nei consolati le liste
dei candidati alle prossime elezioni dei Comites.
Intorno a questo appuntamento i pareri, anche diversamente motivati, si sono
sprecati.
Va tuttavia dato atto che un
sottile quanto tenace, incessante rivolo di soddisfazione seguita a sgorgare da
limitati quanto confinati ambiti della rappresentanza parlamentare dell’estero
divenendo comunicazione istantanea che purtroppo nè lenisce patimenti vecchi e
nuovi né chiarisce luci ed ombre di decisioni delle quali si persegue
l’esaltazione della fulmineità e del frettoloso percorso che invece a molti altri
appare inficiato da autoreferenzialità e da eccesso di decisionismo.
Lo conferma la tempistica
individuata per le iscrizioni alle liste e per lo svolgimento delle elezioni
che volutamente non tiene conto delle
preoccupazioni e delle raccomandazioni formulate in parlamento, da molti
comites e dal mondo dell’associazionismo.
Quello che si vede è che c’è una
prima contrapposizione schematicamente identificabile fra persone che nel Cgie
si caratterizzavano per una visione di centrodestra rispetto ad altre con una visione di centrosinistra.
Non è questo il terreno sul quale
le associazioni intendono misurarsi rispetto all'azione dell’attuale governo verso gli italiani all'estero.
Vi è poi una ulteriore dialettica
fra protagonisti pd, all'estero e non, che si confrontano sul bordo
dell’apparente faglia lungo la quale sembrerebbero ora posizionati,
contrapposti, vecchi e nuovi sostenitori del presidente del Consiglio e
suoi attuali oppositori interni.
Neanche questo è il terreno sul
quale le associazioni debbano misurarsi per rappresentare e raggiungere gli
obiettivi perseguiti ed attesi dalla nuova e della “storica” emigrazione.
Il documento della CGIL e quello
della FIEI- Filef e Istituto Fernando Santi sulla elezione dei comites si
segnalano per avere distintamente indicato come terreno vocato quello
dell’autorganizzazione delle nostre
comunità all'estero e per essere a favore di liste non partitiche ma
espressione delle diverse forme di associazionismo sociale e delle nuove
aggregazioni sociali.
Rispetto alle citate dialettiche
politiche suscitate intorno al rinnovo dei Comites, le associazioni, a ragione,
a loro volta, considerandosi in quanto tali estranee, da tempo si sono tirate
fuori.
Partecipare iscrivendosi a
registri consolari, fare liste espressione del sociale, autonome e diretta
espressione dei territori, includere veramente e non solo simbolicamente la
giovane nuova nostra emigrazione. Questo è quanto indicano le associazioni.
Il recentissimo rapporto
migrantes 2014 bene ha colto la novità positiva
della indizione degli Stati Generali dell’associazionismo degli italiani
all'estero evidenziandone gli obiettivi ed il percorso in atto.
Stanno crescendo le adesioni agli
“Stati generali dell’associazionismo degli italiani all’estero” ed al suo
documento base da diversi mesi fatto pervenire alle associazioni. Un obiettivo
impegnativo che è maturato in confronti durati a lungo nella CNE ed in
confronto con le associazioni regionali e locali. Lo svolgimento degli stessi
darà visibile testimonianza dell’autonoma capacità delle associazioni a
rinnovarsi.
Gli esiti, ritengo,
influenzeranno positivamente l’intera realtà degli italiani nel mondo nella
quale l’associazionismo è una parte.
Il tempo dell’omaggio
formalistico alle associazioni senza alcun seguito in termini di riconoscimento
del loro ruolo di rappresentanza sociale è esaurito.
Parimenti va considerato esaurito
il tentativo di far passare per vero il verosimile e di dare ad intendere che
lo stato di necessità (la fissazione di data e percorso delle votazioni in articulo mortis dei Comites)
sia una sorta di concretissima cornucopia di risultati che si
afferma doversi ascrivere alla sensibilità e alla attenzione fuori misura,
inedita quanto pronta, dell’attuale
presidente del Consiglio.
Difficile sapere quanto questa vulgata sia penetrata fra i cittadini
italiani all’estero.
Con sobrietà e comprensibile
cautela il responsabile PD per gli italiani all'estero,Eugenio Marino, si
limita invece a dichiarare che si è in
presenza di “elezioni che sono state rinviate per tre volte e per le
quali il Partito democratico ha ripristinato la normalità democratica
mantenendo l’impegno assunto in campagna elettorale con i nostri concittadini”
Da altri politici “addetti ai lavori” si sentono molte e
diverse cose.
Il presidente del Comitato
senatoriale per le questioni degli italiani nel mondo, Claudio
Micheloni, ha recentissimamente affermato che la tempistica decisa dal
governo “determinerà il fallimento di queste elezioni” suffragando l’affermazione
con la sottolineatura del fatto che al consolato di Charleroi, su 134.000
residenti si siano iscritti per le prossime elezioni solamente 51 cittadini
residenti all'estero, ed a Zurigo su 200.000 residenti se ne siano iscritti
appena 251”.
Rinvio invece alle dichiarazioni singole e collettive di
deputati all’estero con le quali per lo più si bypassano le
argomentazioni critiche ed i suggerimenti mentre si propongono linimenti che
non leniscono le visibili irritazioni e non dissipano lo sconcerto diffuso.
L’on Di Biagio, dal suo canto,
ieri, citando un incontro istituzionale con il sottosegretario Giro dichiara di
aver abbandonato la riunione in dissenso sull'andamento della stessa affermando
anche, che “in questa riunione partecipata da esponenti di partiti politici, che
non si comprende bene perché fossero presenti, sono arrivate idee che non sono
condivisibili”. “In particolare - aggiunge Di
Biagio- ho assistito al tentativo di
ridurre l'elezione dei Comites in una logica di confronto tra due poli, con una
logica spartitoria di chi ha interesse solo ad occupare posti che però, senza
una effettiva partecipazione democratica, non avranno alcun peso”.
Come si vede si tratta di
affermazioni di una certa gravità delle
quali si capirà meglio se lo stesso vorrà dare dettagli su quanto affermato.
Di fronte allo stato di necessità
di un rinnovo a tempi brevissimi e con poco tempo per una adeguata
preparazione, molti sono stati quelli che
non condividendo la gestione partitica del rinnovo dei Comites si sono , in ogni caso, impegnati e sono tuttora impegnati perché comunque vi sia una
buona partecipazione al voto ed un
profondo rinnovamento degli stessi.
Da anni (in specie dopo la
costituzione della circoscrizione Estero) è stata avanzata dalle associazioni
la critica, mai accettata, al ruolo
totalizzante dei partiti. Si è chiesto di rendere distinta la rappresentanza
sociale propria delle associazioni rispetto a quella politica che i partiti
esercitano (o forse esercitavano) in parlamento.
Quello che sta accadendo è che
dopo oltre cinque anni di abbandono dei
Comites a se stessi, in un mondo totalmente cambiato con circa 200 mila nuovi emigranti italiani trasferitisi
mediamente ogni anno, soprattutto in Europa,
nel vuoto di una riforma di Comites e Cgie ritenuta necessaria al punto di
essere arrivata in un testo molto discutibile, alla discussione in aula nella
precedente legislatura , oggi un governo che
ha consolidato un modo di legiferare per
leggi delega e per decreti ed a colpi di voti di fiducia, per gli italiani
all’estero non ha prodotto nulla di significativo.
Ha osservato a suo tempo Dino
Nardi ”Dopo dieci anni, finalmente, si rinnoveranno i Comites, eletti
l’ultima volta nel lontano 2004 e con cinque anni di ritardo rispetto alla loro
scadenza naturale del 2009, con una platea di possibili elettori radicalmente
cambiata, poiché, dopo due lustri, molti emigrati di prima generazione sono nel
frattempo rimpatriati o…. venuti a mancare quantomeno per ragioni anagrafiche,
con i loro figli e nipoti poco interessati al mondo dell’emigrazione e con la
nuova emigrazione (quella 2.0) che vive in un suo mondo parallelo a quello
tradizionale degli emigrati italiani, tanto da non definirsi neppure tali,
bensì "expat”
In questo quadro deputati esponenti
della maggioranza parlamentare non hanno
trovato di meglio che prendere il taxi
di una diverso provvedimento di legge per proporre ed approvare all’unanimità
in commissione esteri della Camera con emendamenti surrettizi allo stesso, la
possibilità di fare liste di partito esentate, rispetto a quelle espressione
delle associazioni, dall’obbligo, poi fatto togliere dalla opposizione, di
raccogliere le firme per la presentazione delle stesse.
Tutto questo rappresenta un
indicatore eloquente sia della volontà di seguitare a fare - dopo -, del Cgie,
sia pure a composizione ridotta, il terreno, a lungo sperimentato, di una
inappropriata dialettica partitica e dall’altra di occupare maggiormente lo
spazio dei Comites a svantaggio della rappresentanza sociale e della presenza
associativa, diversa ed articolata, nei territori di pertinenza dei nostri
consolati.
Si tratta di una visione vecchia
del ruolo della politica che strategicamente
assume come un clinamen, rispetto
alle proprie traiettorie, l’autonomia del sociale e, proprio per questo,
tatticamente persegue la subordinata di un ruolo “collaterale” delle
associazioni invitate a fare massa critica con il partito nella presentazione
delle liste. Nulla di nuovo sotto il sole ed infatti puntuale arriva il 25
settembre l’indicazione dell’assemblea Pd di Bruxelles “il sostegno alla
creazione di una forte rete ed alleanza tra il mondo associativo e sindacale
legato al mondo del centrosinistra deve essere una priorità politica,
nell’obiettivo di dare qualità alla rappresentanza e di imprimere un forte
rilancio programmatico e civico all’attività dei COMITES”.
Alleanza e legami dei quali
quand’anche, sbagliando, qualcuno volesse farsi carico, si dovrebbe
presupporre, come precondizione, una capacità di autocritica,
di ascolto ed una volontà di mediare fra ipotesi diverse, oggi inesistenti, non dico verso l’associazionismo quanto,
addirittura, fra partiti e dentro i singoli partiti.
Il che non è, stando a quanto si registra dalle notizie che giungono da diversi
paesi, ed è, altresì, in contrasto con quanto proprio oggi Eugenio Marino
afferma, dicendosi esplicitamente “contro la partitizzazione dei Comites”. Per
questo evidenti sono le conseguenze che facili profeti, mettendo le mani in
avanti, si stanno incaricando di
annunziare.
*Rino Giuliani vicesegretario Fiei – Filef e Istituto Fernando Santi
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