mercoledì 3 giugno 2009

Se la crisi nega la dignità


La recessione ha coinciso con un aumento delle violazioni dei diritti umani e ha distolto l’attenzione da esse
L'insicurezza dovuta alla crisi economica ha contribuito a mettere in secondo piano i diritti umani nel mondo. Lo denuncia il rapporto annuale di Amnesty International, che nell’occasione ha lanciato la campagna “Io pretendo dignità. Diritti umani = meno povertà”.
Su 157 paesi presi in analisi dal gennaio al dicembre 2008, sono almeno 81 quelli in cui sono state imposte limitazioni alla libertà di espressione, 50 i paesi dove si sono svolti processi iniqui, il 47 per cento dei quali fanno parte del G20, e 90 (74 per cento del G20) quelli in cui i prigionieri sono stati sottoposti a periodi di detenzione prolungata, spesso senza accusa né processo. Oltre 2.300 i prigionieri messi a morte in 25 paesi e altrettanti quelli che hanno subito torture e maltrattamenti in 80 paesi. Anche in questo caso il primato spetta ai paesi del G20, rispettivamente con il 78 per cento delle esecuzioni e il 79 per cento delle torture. Ben 27 paesi hanno respinto chi richiedeva asilo politico e 24 hanno eseguito lo sgombero forzato di migliaia di persone da insediamenti abitativi precari o terreni agricoli
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